Le immagini del Mezzalama
Passata la festa rimangono le immagini, le emozioni, i ricordi di questa 20a edizione del Trofeo Mezzalama, la decima da quando la Fondazione Mezzalama, che ha in Adriano Favre il suo simbolo universalmente riconosciuto, ha ripreso il discorso dei pionieri degli anni ’30 e degli appassionati degli anni ’70. Anche chi scrive ha vissuto e raccontato queste 10 edizioni della terza vita del Mezzalama, da quella partenza del 1997 in un piazzale semi-deserto del Ventina, con 27 squadre al via, con qualcuno che andava a prendere i jeans in auto da mettere nello zaino, visto che il regolamento prevedeva il secondo strato anche per le gambe. E così il tempo è volato, siamo tornati a Cervinia, questa volta al traguardo, per l’ultima invenzione di Adriano Favre per rendere omaggio al Cervino e per restituire un fascino ancor più alpinistico alla gara della leggenda. Per la prima volta ho visto Matteo Eydallin veramente emozionato nel dopo gara, ha fatto il “triplete” di vittorie, ho visto Michele Boscacci felice di poter abbracciare papà Graziano e dirgli “ho vinto il Mezzalama come te”. Ho visto la spensieratezza delle tre vincitrici, alla quale si contrapponeva il sorriso a denti stretti della regina dello scialpinismo, Laetitia Roux, al quale questa gara sembra un po’ stregata dopo la vittoria del 2009. Ho fatto 4 chiacchiere al bar con Pietro Lanfranchi, un po’ dispiaciuto per aver perso il terzo posto per 20 secondi, dopo aver trascinato la sua squadra, con Palzer e Anthamatten, all’inseguimento di Eyda-Lence-Boscaccino (per gli amici Centro Sportivo Esercito-Italia 1) in lotta per una vittoria al Mezzalama che purtroppo per lui non è arrivata nemmeno questa volta. Lo considero il vincitore morale del 2011, quando alla fine della neve era davanti con Seletto alla squadra di Kilian, che poi l’ha passato di corsa negli ultimi 200 metri. Mi ha raccontato dei suoi sacrifici per potersi allenare, visto che non abita in montagna, che ha due bambini, che non fa il professionista, ma ha un immenso amore per lo scialpinismo; le sue sono parole che potrebbe pronunciare qualsiasi partecipante al Mezzalama, ore strappate al sonno, agli affetti famigliari, al lavoro, pur di realizzare il sogno del visionario dello scialpinismo, quello di Ottorino Mezzalama, di attraversare le montagne con gli sci.